Il futuro della medicina tradizionale

UNA NUOVA DEFINIZIONE DEL CONCETTO DI SALUTE

Timidamente abbozzato da più parti, e ancora non completo nelle sue articolazioni, un nuovo concetto di salute è forse il dato più innovativo di cui è parte integrante la medicina tradizionale. Il termine “salute” è stato solitamente chiamato ad esprimere uno stato di assenza di sofferenza, di impedimenti o di limitazioni all’espletamento delle comuni attività, così come vengono richieste, accettate o proposte dal consorzio umano. Da più di un decennio, in tutti i paesi ad economia avanzata, siamo in presenza di un dato nuovo. Viene rivendicata, sia in ambito di utenza che di sistemi sanitari, una concezione della sanità il cui parametro principale non si esaurisce più nella dicotomia salute-malattia. Il malato, sempre più spesso, chiede il recupero di una salute intesa non solo come assenza di malattia o di sintomi, ma come acquisizione di un benessere fisico e mentale che permetta una più completa espressione delle sue capacità di individuo. La medicina tradizionale, con il suo imporsi in maniera prepotente, sembra essere una componente importante di questo processo evolutivo, permettendo l’individuazione di nuove necessità e di un diverso modo di interpretare il malato, la medicina, la salute e la sanità.

PROBLEMATICHE DIFFERENZIATE

È viva la generale richiesta di una medicina di tipo ecologico dove siano ridotti gli spazi delle indagini invasive e gli effetti nocivi collaterali degli interventi. È prevedibile la progressiva definizione di nuovi indirizzi scientifici e culturali. È stata da tempo espressa I’esigenza che l’individuo sia considerato un “insieme integrale” da rispettare nella sua entità, mentre si mostra insoddisfazione per la frammentazione di fatto perpetrata dalla medicina fondata sulle specialità. Si rileva una crescente affermazione di protagonismo da parte dei pazienti, espressa come richiesta esplicita di un maggior coinvolgimento nella comprensione dello stato di malattia e nella scelta della soluzione terapeutica. È in questo atteggiamento che il paziente si configura sempre più come utente. Non sembra soddisfare le esigenze espresse, come non sembra essere una via soddisfacente, quella imboccata con il consenso informato. La medicina tradizionale può incidere in modo significativo, con la forza delle problematiche che apre e della sua originalità, sui comportamenti, sulle concezioni, sulle strutture. Capace di additare nuovi percorsi in ambito socio-sanitario, permette di ipotizzare nuove articolazioni nelle professioni sanitarie, nuovi indirizzi di lavoro per i medici. Tende a rendere composita e poliedrica la stessa figura del medico. Stimola il mondo accademico a nuovi confronti e ad ipotesi audaci di nuove strutturazioni interne. Spinge il mondo scientifico a sondare nuove strade e a formulare nuove ipotesi. Naturalmente questo movimento non è privo di contraddizioni e soprattutto non è indolore. Ma proprio questo aspetto genera anche l’interesse di organizzazioni internazionali come il Consiglio d’Europa e l’OMS, che allo specifico della difesa dei diritti dell’uomo e del cittadino, sposano l’interesse per la sfida del “nuovo” lanciata da “nuove”probabili discipline.  

IL FUTURO

Una tendenza attuale, che a noi appare irreversibile, è quella della ricerca gestionale di “sistemi sanitari moderni” che tengano conto delle “nuove concezioni in tema di prevenzione e promozione della salute” e che portino ad una nuova definizione della sanità classica e ad un suo ampliamento. È prevedibile, ancorché auspicabile, una destrutturazione dell’impalcatura dell’assistenza sanitaria con una profonda revisione dei singoli ruoli delle figure oramai cristallizzate e come tali ogni giorno più inadatte a svolgere il compito di operatori di tutela della salute che si vorrebbe esse fossero. La medicina stessa, nel suo corpus dottrinario, sente la sua struttura portante scricchiolare per l’inadeguatezza del metodo scientifico che la supporta e, non meno importante e devastante, per le dilanianti contraddizioni mai sopite che si manifestano tra i presupposti che sono alla base dell’esercizio della medicina e le finalità che tale esercizio di fatto persegue; finalità che appaiono collocate in posizione sempre più decentrata rispetto agli interessi genuini dell’uomo. Non è prevedibile una ricomposizione a breve termine di tali contraddizioni, ma risulta ovvia la necessità impellente di trovare degli aggiustamenti anche se parziali. Tali aggiustamenti, ancorché parziali, non possono che sottendere grandi cambiamenti per i fruitori collocati in un certo momento storico. Nell’ambito di tali cambiamenti ci sarà spazio autonomo per le Medicine Non Convenzionali? Portando un contributo fattivo a questa nuova linea, si correrà il rischio che esse siano integrate in un mare magnum e metabolizzate fino al punto di perdere le peculiarità che le caratterizzano? L’Istituto Paracelso è impegnato con tutte le sue forze e con tutte le sue capacità a proteggere lo sviluppo della  medicina tradizionale e a mantenerne intatte le peculiarità dottrinarie e le specifiche possibilità che esse offrono nella tutela e nel recupero della salute.